Innovare il sistema dell’arte rispettando la tradizione: Art Dubai 2024

Siamo andati a vedere che aria tira in una delle fiere più importanti del cosiddetto “global south”
Elisabetta Roncati, Artuu, 1 March 2024
Ovvero l’emisfero sud del mondo, come viene definito a livello internazionale in maniera politicamente corretta. E di cose da dire ce ne sono parecchie, a giudicare già dal numero di gallerie provenienti, ad esempio, dal subcontinente indiano.
Infatti dei 120 partecipanti alla fiera, che si tiene al Madinat Jumeirah dall’1 al 3 marzo (preview svoltasi il 28-29 febbraio), ben il 65% proviene dal Medio Oriente. Del resto la mission dichiarata sia dalla direttrice esecutiva Benedetta Ghione che dal direttore artistico Pablo del Val è quella di ripensare il ruolo delle fiere d’arte incentrandolo sulla capacità di diventare dei punti di riferimento per sviluppare l’intero settore artistico di una determinata regione. Obbiettivo indubbiamente centrato in questa XVII edizione, soprattutto se si torna a parlare dell’India con la presenza di gallerie quali Jhaveri Contemporary, Akara Contemporary, Exhibit320, Experimenter, Shrine Empire e Chemould Prescott Road. Quest’ultima presenta dei lavori molto interessanti di Dana Awartani e Mithu Sen, mentre da Shrine Empire occhio a Samanta Batra Mehta esposta già in Italia a Artissima e Arte Fiera.
Stand sold out per la famosa galleria marocchina Comptoir des Mines, che propone anche dei lavori di Fatiha Zemmouri per un range di prezzo a partire da 60.000 Euro. Purtroppo l’artista non sarà tra i protagonisti della Biennale di Venezia, che aprirà le porte al pubblico dal 20 Aprile, dopo il ritiro del Marocco dalla kermesse internazionale. Ovviamente tali gallerie sono incluse in “Art Dubai Contemporary” assieme alla Sfeir-Semler (Amburgo, Berlino) con Wael Shawky e la Wadi Finan Art Gallery di Amman con il collettivo Huniti Goldox.
Uno degli stand più fotografati della sezione é quello di Zilberman, la galleria con sede a Istanbul, Berlino e Miami, grazie alle opere di Janet Bellotto, originaria di Toronto ma di stanza a Dubai, Guido Casaretto e Carlos Aires che con i suoi lavori esprime, come sempre, una sottile critica nei confronti dei poteri forti globali.
Interessante anche la presentazione di Akka Project, lo spazio diviso tra Dubai e Venezia focalizzato sulla creativà africana, che ha portato le opere di Alexandre Kyungu Mwilambwe e Turiya Magadlela. Scarna, invece, la sezione moderna di Art Dubai con la partecipazione di sole nove gallerie tra cui si distingue la Agial Art Gallery con le tele del siriano Abdul Mannan Shamma. 
Per il terzo anno consecutivo “Art Dubai Digital” si conferma come l’unico spin off di una fiera artistica internazionale totalmente dedicato ai new media e alla digital art con una buona partecipazione di realtà italiane tra cui Cinello, la società toscana specializzata nella resa digitale di grandi capolavori artistici numerati ed autenticati. Una presenza forte quella del Bel Paese soprattutto dal punto di vista digitale, con l’esposizione di molti artisti nostrani tra cui Dangiuz, Giuseppe Lo Schiavo, Federico Clapis e Fabrizio Plessi.