58. Biennale di Venezia – Padiglione Mozambico: The Past, the Present and The in Between

Exibart, 9 May 2019
Il padiglione del Mozambico vuole mostrare, attraverso una prospettiva contemporanea, il passato travagliato della nazione e le sue influenze nella società di oggi. Lavorando con media differenti, Gonçalo Mabunda, Mauro Pinto e Filipe Branquinho, danno avvio in questa esposizione ad una conversazione dialogica su violenza, corruzione e ingiustizia sociale.
 
Comunicato stampa:
Presentato per la prima volta nel 2015 alla 56. Biennale di Venezia, il Padiglione Nazionale del Mozambico ritorna in occasione della 58. Esposizione Internazionale d’Arte. Il Padiglione Nazionale del Mozambico è stato commissionato dall’On. Silva Armando Dunduru, Ministro della Cultura e del Turismo della Repubblica del Mozambico dal Commissario Domingos do Rosário Artur, Segretario permanente del Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica del Mozambico, ed è sostenuto e sponsorizzato da Africa Legal Network, ADS Investment Solutions e Akka Project. The Past, The Present and The in Between, a cura di Lidija Kostic Khachatourian, intende mostrare attraverso un approccio contemporaneo il passato travagliato della nazione del Mozambico e le sue conseguenze, ancora evidenti nella società odierna. Il tema della mostra viene interpretato dai tre artisti contemporanei più rappresentativi del paese, Gonçalo Mabunda, Mauro Pinto e Filipe Branquinho, ognuno dei quali è cresciuto nel periodo post-coloniale, durante una delle più sanguinose guerre civili del secolo scorso. Questo sfortunato evento storico, durato dal 1977 al 1992, viene interpretato attraverso diverse pratiche artistiche, con stili e risultati differenti. Attraverso la loro produzione, gli artisti indagano la condizione socioeconomica del proprio paese, analizzano il passato mettendo in discussione il presente per un futuro migliore, portando in questa mostra una riflessione sulla violenza, la corruzione e l’ingiustizia sociale. Rispetto ad altri paesi africani, la Repubblica del Mozambico ha ottenuto l’indipendenza solo di recente, nel 1975, dopo dieci anni di insurrezione contro i portoghesi, traguardo che è stato rapidamente seguito da una guerra civile durata sedici anni. Durante questo periodo la produzione artistica è stata fortemente influenzata dalla complicata situazione politica e legata alla creazione di un’identità nazionale. L’indipendenza del Mozambico ha preannunciato l’inizio di una nuova era per l’arte e gli artisti locali, che hanno iniziato a mettere in discussione il proprio ruolo in una nuova nazione che alla fine del colonialismo era ormai priva dei diritti umani fondamentali. Questa esperienza storica viene rappresentata attraverso una ricerca artistica che intende testimoniare l’impatto che il passato ha ancora sul presente. La curatrice Lidija Kostic Khachatourian si trova generalmente in giro per il mondo, alla ricerca di talenti emergenti presso eventi artistici e centri d’arte che abbracciano il Medio Oriente, l’Africa e l’Europa. Con una particolare attenzione per l’arte contemporanea africana, dal 2014 produce mostre ed eventi a Dubai, lavorando inoltre come rappresentante di artisti internazionali, consulente artistica e organizzatrice di mostre. Gli Artisti Gonçalo Mabunda - scultore Nato a Maputo, Mozambico, nel 1975 • Vive e lavora a Maputo, Mozambico Gonçalo Mabunda è interessato alla memoria collettiva del suo paese, uscito solo di recente da una lunga guerra civile. Mabunda riutilizza le armi recuperate nel 1992 alla fine del conflitto civile durato sedici anni che ha diviso la regione, creando oggetti di bellezza da strumenti di morte: mine terrestri, kalashnikov, lanciarazzi, pistole, fucili, bombe e granate vengono trasformati e riassemblati per creare sculture vivaci come troni, animali preistorici con grandi ali e zampe, robot antropomorfi dalle più svariate espressioni e peculiarità. Le armi da guerra disattivate hanno un forte connotazione del potere politico, ma i bellissimi oggetti creati da Mabunda trasmettono anche una riflessione positiva sul potere trasformativo dell’arte e sulla resilienza creativa delle società civili africane. Mabunda è più noto per i suoi “troni” che secondo l’artista funzionano come attributi di potere, ma allo stesso tempo sono simboli tribali e pezzi tradizionali di arte etnica africana. Queste opere sono senza dubbio una maniera ironica di commentare la sua esperienza infantile di violenza e assurdità, e la guerra civile in Mozambico che ha isolato il suo paese per un lungo periodo. Le opere di Mabunda sono state esposte al Museum Kunst Palast di Dusseldorf, alla Hayward Gallery di Londra, al Centre Pompidou di Parigi, al Mori Art Museum di Tokyo e alla Johannesburg Art Gallery, tra le altre. Mauro Pinto - fotografo Nato a Maputo, Mozambico, nel 1974 • Vive e lavora a Maputo, Mozambico Mauro Pinto, nel suo lavoro indaga la creazione visuale e i sistemi di informazione e comunicazione, spesso attraverso un sapiente gioco di contrasti provocatori. Attraverso il suo obiettivo, l’artista celebra il mondo quotidiano che lo circonda, con la straordinaria capacità di cogliere la quiete dello spazio attraverso i suoi ritratti, cercando di sfuggire ai “falsi” drammi catturando la realtà attraverso una ricerca di senso da ritrovare con il tempo. L’opera “BlackMoney” è una serie fotografica realizzata nella piccola località di Moatize nella provincia di Tete, in Mozambico, e documenta una complessa ricerca sul ruolo del carbone, un minerale molto richiesto sui mercati mondiali e fonte di elevati investimenti in Mozambico. I risultati di questi investimenti sono appena visibili nella qualità di vita e di lavoro della popolazione locale, mentre le società di estrazione operano così in prossimità delle zone abitate che le comunità locali sono direttamente colpite da questa attività. E’ in questo contesto che questo lavoro osserva e analizza l’impatto socio-economico di questa operazione, descrivendo “l’eterna dualità dell’uomo e della natura, dei governi e dei governati, dei conflitti e delle complicità come risultato dell’avidità e della corruzione. Ad ogni sguardo, la resilienza e la sopravvivenza di base restano l’unica fonte di luce contro la tristezza e l’oscurità”. Mauro Pinto ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in diversi paesi dell’Africa e dell’Europa. I suoi lavori fotografici sono presenti in varie pubblicazioni e riviste, e sono stati acquisiti in varie collezioni private e istituzionali. Filipe Branquinho - pittore, fotografo Nato a Maputo, Mozambico, nel 1977 • Vive e lavora a Maputo, Mozambico Filipe Branquinho, meglio conosciuto per le sue fotografie, produce anche dipinti e disegni. Nato nel 1977, è cresciuto in un ambiente strettamente legato alla sfera giornalistica e artistica di Maputo. L’estetica di Branquinho unisce i suoi studi sull’architettura e la “scuola” della fotografia mozambicana, fondendo generi come il ritratto e il paesaggio. Cresciuto tra i grandi nomi della fotografia mozambicana come Ricardo Rangel, Kok Nam e José Cabral, si occupa di questioni sociali legate alla realtà contemporanea del Mozambico, indagandole fra le sue pieghe, tra mitologia e dinamiche urbane. Nella sua pratica, Branquinho esplora temi come le differenze di classe, il ruolo della politica e la memoria collettiva. I suoi ritratti di grande formato sono individuali, ma sono anche il “rilievo” o l’inventario degli spazi sociali e delle architetture, che raccontano storie personali per delineare una mappa documentaria di un mondo africano in mutamento. In diversi progetti fotografici, l’artista propone una lettura della realtà attuale del Mozambico, tra memoria e presente, attualità nazionale e tradizione. Nella serie di opere “Lipiko”, in cui utilizza le maschere Mapiko della tradizione Maconde, Branquinho associa al disegno e alla fotografia un forte senso di satira per proporre una riflessione sugli aspetti e i valori degli affari nazionali contemporanei. Dal periodo coloniale al post-socialismo, la performance di Mapiko, tradizionale rito iniziatico, permette l’espressione di un mondo magico invisibile, ma anche di critica sociale e di identità messe in scena. Queste maschere Mapiko possono essere, tradizionalmente, caricature di personaggi di un mondo magico (immaginario) o di persone reali conosciute dalla comunità. Le opere di Branquinho sono state selezionate per numerose mostre collettive e personali in Mozambico, Brasile, Portogallo e Sudafrica. La Mostra by Andrea Moreira Il Padiglione Nazionale del Mozambico si propone di mostrare, attraverso una prospettiva contemporanea, il passato travagliato della nazione e le sue influenze nella società odierna. A rappresentare questo viaggio sono tre artisti cresciuti nel periodo post-coloniale, durante il quale il paese è stato travolto da una lunga guerra civile durata dal 1977 al 1992. Eredi di un comune contesto storico e culturale, Gonçalo Mabunda, Mauro Pinto e Filipe Branquinho, producono argomenti diversificati che convergono nella modalità in cui interrogano criticamente i vettori del potere che influenzano ancora oggi negativamente la vita di milioni di mozambicani. I tre artisti offrono in questa mostra uno spazio di riflessione che va oltre il piacere estetico, innescando una conversazione dialogica sulla violenza, la corruzione e l’ingiustizia sociale. L’integrazione dell’arte nella sfera pubblica è intrinsecamente legata alla storia del Mozambico. Durante l’era coloniale e il decennio dopo l’indipendenza, alcuni rinomati artisti come Malangatana e Alberto Chissano, così come i fotografi Ricardo Rangel, sono stati i potenti promotori di commenti critici sui processi politici e sociali del paese attraverso diverse espressioni artistiche. Il dopoguerra degli anni ‘90 e l’inizio dell’era neoliberale hanno generato nuove soggettività e nuovi linguaggi visivi. Lavorando con mezzi diversi, i tre artisti presenti in questa mostra danno un cenno ironico all’esperienza del disagio umano. Il risultato è un’opera d’arte che indaga la politica contemporanea e la cultura popolare, con inclinazioni poetiche e talvolta umoristiche. Estremamente attenti a ciò che accade intorno a loro, in particolare alle dimensioni più profonde dell’esperienza umana, il loro lavoro parla al nostro io più empatico. Mabunda, Pinto e Branquinho hanno da tempo superato i limiti nazionali per quanto riguarda la produzione e la diffusione della propria arte, assicurandosi un riconoscimento a livello mondiale, e rappresentando spesso il proprio paese all’estero.
 
Dal 09 maggio al 24 novembre 2019
FOTOGRAFIA
ARTE CONTEMPORANEA
 
Location
PALAZZO MORA
Venezia, Strada Nova, 3659, (Venezia)
 
Orario di apertura
dalle 10 alle 18 chiuso i martedì
 
Vernissage
9 Maggio 2019, h 17 Cerimonia d'apertura e anteprima stampa - Pre-apertura 9 - 10 maggio 2019 dalle ore 18
 
Autore
 
Curatore