MÁRIO MACILAU, UN FOTOGRAFO AFRICANO ALLA BIENNALE DI VENEZIA

Alessio Santiago Policarpo, arteoggi, 17 June 2016
Nel mare magnum della 56esima edizione della Biennale di Venezia svoltasi nel 2015, tra assurdità e idee ritrite, un artista in particolare, a mio avviso, ha spiccato con le sue intense fotografie in bianco e nero: immagini realistiche, di miseria e di umiltà, ma osservate con delicatezza e intrise di un profondo tono poetico.
Mário Macilau è nato nel 1984 a Maputo, in Mozambico, dove vive e lavora attualmente. Durante la Guerra civile, scoppiata nel suo paese negli anni Ottanta, la sua famiglia, in gravi difficoltà, dovette trasferirsi nella capitale alla ricerca di una vita migliore. All’età di dieci anni Mario lavorava già in un supermercato e lavava le macchine, per poter mantenere così la sua famiglia.
L’artista mozambicano ha iniziato il suo percorso da fotografo nel 2003, e nel 2007 ha avuto la sua prima macchina fotografica, che ottenne barattandolo con il cellulare di sua madre. Macilau si è dedicato a progetti incentrati sulle condizioni ambientali di vita in cui vivono i gruppi sociali isolati della realtà africana. Il suo lavoro ha riscosso diversi riconoscimenti e premi, ed espone regolarmente in numerose mostre personali e collettive, sia in patria che all’estero: La mostra gruppo africano Pan durante la Biennale di Fotografia Africana a Bamako, Mali 2011; VI Chobi Mela Photo Festival a Dhaka, Bangladesh 2011; Photo Spring a Pechino, Cina 2011; Lagos Photo a Lagos, Nigeria, 2011; BESphoto al CCB – Centro Cultural de Belém a Lisbona, Portogallo 2011; Pinacoteca de Estado di San Paolo, Brasile, the KLM in  Kuala Lumpur,  Malasya 2012; The Johannesburg Art Fair 2013, Les Recontres Picha a Lubumbashi, RD Congo, 2013; The Biennale Arts Actuels a Saint Dinis, Isola di Reunion 2013; The African Art Auction a Londra, UK,  2013, ecc.
 
 
 
Macilau ha esposto una serie di foto presso il Padiglione della Santa Sede all’Arsenale di Venezia, che fanno parte della serie Crescere nell’oscurità (Crescendo na escuridão, 2012-2015). Le fotografie sono state esposte in una sala buia e disposte circolarmente: scelte allestitive che hanno creato un effetto alquanto coinvolgente.
 
 
 
Sono immagini emozionanti, che parlano di povertà e di abbandono, ma non vi è rassegnazione o degrado gratuitamente spiattellato. Mário Macilau indaga la realtà dei luoghi in cui è cresciuto e del suo popolo, con amore e con fine semplicità. L’artista coglie attraverso la fotografia la bellezza dei grandi e intensissimi occhi di ragazzi giovani, che nonostante siano circondati dalla miseria, sono mostrati in tutta la loro immensa forza e consapevolezza, come se fossero già degli adulti.